UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI CAGLIARI
FACOLTA' DI MEDICINA E CHIRURGIA
ISTITUTO DI DISCIPLINE ODONTOSTOMATOLOGICHE
E CHIRURGIA MAXILLO-FACCIALE
SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE IN ODONTOIATRIA E PROTESI DENTALE
Direttore: Prof. Ignazio MARIA CORTIS

G.PETTI *, I.M.Cortis, C.Cortis
*G.PETTI, Professore a Contratto di Parodontologia, Università di Sassari
 
Pubblicato nel Maggio-Settembre 1992

TERAPIA CHIRURGIA DELLE LESIONI DI I, II, III CLASSE DELLE BI-TRIFORCAZIONI
GUSTAVO PETTI
Medico Chirurgo Specialista in Odontoiatria - Parodontologo di Cagliari, P.zza Repubblica 4,
tel 070 498159
web site www.gustavopetti.it

Uno dei problemi più importanti per l'Odontostomatologo riguarda il trattamento delle parodontopatie degli elementi poliradicolati. L'eziologia può essere di origine endodontica (Staffileno 1970), da trauma occlusale associato ad infezione batterica o da cause propriamente parodontali (Waerhang 1980), o da una combinazione di tutti questi fattori.
Le compromissioni delle biforcazioni possono essere classificate in tre classi (Lindhe 1984):
1° Classe (o grado): perdita di tessuto parodontale in senso orizzontale inferiore ad 1/3 della dimensione del dente; il sondino, in genere, non penetra nella biforcazione più di 3 mm.
2° Classe (o grado): perdita di tessuto parodontale in senso orizzontale che supera un terzo della dimensione del dente, ma che non interessa tutta la biforcazione; il sondino, in genere, non penetra più di 5 mm.
3° Classe (o grado): perdita di tessuto parodontale in senso orizzontale "passante", che interessa cioè tutta la biforcazione. Per i denti superiori si sonda l'imbocco mesiale dalla parte palatale, quello distale invece dalla parte vestibolare.
Per quanto riguarda la terapia, qui, gli innesti ossei non funzionano per l'impossibilità di attuare un corretto e sicuro curettage radicolare del "cavallo" della biforcazione. Per decidere la terapia è importante valutare la lunghezza del tronco radicolare, la configurazione anatomica delle radici, la posizione del dente nell'arcata, la topografia della lesione ossea e della lesione dei tessuti molli.

Terapia delle lesioni di 1° classe e di 2° classe iniziale delle bi/triforcazioni.

Ci si comporta come se le radici dello stesso dente fossero radici di denti singoli: si scolpisce un lembo a spessore totale e si attua una osteotomia-osteoplastica (unita spesso ad una odontoplastica) per ricreare la giusta architettura ossea che consenta il mantenimento dell'igiene orale.

Fig. 1 Biforcazione del 4.6 notevolmente compromessa: il sondino penetra 3 mm. a livello della biforcazione.
Fig. 2 Osteotomia-osteoplastica con strumenti ruotanti, da usarsi lontano dalla radice.
Fig.3 Osteotomia-osteoplastica con strumenti a mano, scalpelli, vicino alle radici, per ricreare la festonatura.
Fig. 4 Osteotomia-osteoplastica con una lima per ricreare il canale di scarico inter-radicolare come se ci trovassimo su un tetto interdentale tra due radici diverse.
Fig. 6 Lesione di 1°classe a livello della triforcazione del 1.6 - è interessata la biforcazione tra la radice palatale e la vestibolo-mesiale. E' presente anche un difetto osseo a livello della superf. palatale della radice del 1.5, trattabile anche esso con la chirurgia ossea resettiva.
Fig. 5 Rimodellazione ossea terminata: è ripristinata la forma a festone in prossimità delle radici.
Fig. 8 L'architettura ossea è stata ripristinata.
Fig. 7 Osteotomia-osteoplastica con strumenti ruotanti, come se si trattasse di due radici di due denti diversi e contigui.
Terapia delle lesioni di 2° classe avanzata e di 3° classe passante delle bi/triforcazioni.

La procedura da seguire è la resezione del dente. Dopo aver completato il trattamento endodontico, si scolpisce un lembo di accesso mucoperiosteo per accedere alla lesione e poterla adeguatamente ispezionare. Dopo la separazione delle radici è imperativo fare un controllo radiografico per avere la certezza di non aver lasciato margini dentinali debordanti nè sottosquadri. Le radici separate devono essere preparate intraoperatoriamente in modo differenziato, ossia in modo diverso nelle sue singole parti, eliminando tutti i sottosquadri, approfondendo il "barreling in" (Canevale et. Al. 1986).
Per selezionare le radici da conservare e quelle da estrarre, dobbiamo tenere presenti alcuni parametri:
- la quantità di tessuto osseo intorno alle radici e la sua morfologia e qualità;
- la possibilità di un trattamento endodontico corretto.
- i rapporti delle singole radici coi denti contigui ed antagonisti;
- la possibilità del mantenimento di una igiene corretta.

Fig. 9 Grave compromissione coronale del 4.7dd e lesione di 3° classe passante della biforcazione.
Fig. 10 Scolpito un lembo a spessore totale, si separano le radici e si evidenzia anche un grave difetto osseo interadicolare.
Fig. 12 L'innesto con osso eterologo di Kiel e terminato, si modella e si sutura il lembo.

Fig. 11 Si procede ad osteotomia-osteoplastica e ad un innesto osseo interadicolare per eliminare il difetto (Petti 1987).