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Uno
dei problemi più importanti per il dentista riguarda il trattamento
delle parodontopatie degli elementi pluriradicolari.
E' ferma convinzione dell'autore di questo "Dossier" che, per
le caratteristiche biologiche dei tessuti, non si debba effettuare alcuna
separazione di radice, prima della terapia endodontica. L'obiettivo del
trattamento chirurgico della malattia parodontale è comunque quello
di dare appoggio alla terapia causale, rendendo le superfici sottogengivali
delle radici accessibili a un efficace scaling e root planing creando
contorni gengivali che facilitino al paziente la cura domiciliare e, in
definitiva, rendendo possibili quelle condizioni per la guarigione delle
lesioni parodontali che preservino la massima parte di tessuto di sostegno.
L'opportunità dell'intervento chirurgico e, se questo è
necessario, quale tecnica debba essere usata, vengono solitamente decise
dopo che i risultati della terapia causale e la cooperazione del paziente
sono stati rivalutati attraverso la risposta dei tessuti. Come regola
generale si dovrebbero preferire metodiche di terapia chirurgica miranti
alla conservazione o alla formazione di tessuto parodontale, rispetto
a quelle che resezionano o eliminano tessuto. Il dentista moderno nella
sua pratica quotidiana dev'essere, in sostanza, guidato da una sorta di
mentalità parodontale, che gli consenta di mettere in atto metodiche
conservative, protesiche, ortodontiche, in una parola di fare odontoiatria,
nel rispetto del parodonto.
In una riabilitazione orale completa, gli interventi terapeutici avranno
raggiunto lo scopo per il quale sono praticati solo a condizione che l'operatore
abbia cercato in primo luogo di ottenere il rispetto o il ripristino della
salute del parodonto, l'armonia delle forme, la morfologia normale dei
denti e dei loro tessuti di sostegno. Fare parodontologia, quindi, non
significa solo affrontare e risolvere i problemi legati alla "malattia
parodontale" in senso lato, ma significa soprattutto affrontare e
risolvere le disarmonie, le discrepanze che possono esistere tra gengiva,
osso e dente. In questo senso, la parodontologia non può essere
considerata una semplice branca dell'odontoiatria; la parodontologia è
forse (estremizzando) l'odontoiatria stessa, è "la coscienza
della nostra professione".
LA DIAGNOSI
DELLE LESIONI PARODONTALI
Tra
i problemi più importanti del parodontologo, il trattamento delle
lesioni parodontali degli elementi pluriradicolati occupa un posto di
grande rilievo, l'eziologia può essere di origine endodontica,
da trauma occlusale associato a infezione batterica o da cause propriamente
parodontali.
Gli obiettivi della terapia sono:
· fermare la fase attiva distruttiva del processo parodontale;
· rigenerare i tessuti parodontali distrutti;
· creare le condizioni anatomo morfologiche più favorevoli
per mantenere la salute parodontale.
Questo
terzo obiettivo è forse il più importante nel trattamento
di quelle lesioni parodontali che hanno coinvolto il tessuto di sostegno
dell'area della bi/triforcazione. In presenza di tali lesioni, infatti,
la terapia non si propone solo di eliminare le tasche parodontali e ricostruire
i tessuti distrutti, ma di creare una situazione morfologica tale da consentire
al paziente di mantenere con l'igiene orale il controllo della placca
batterica e quindi la salute parodontale.
Con la terapia, dobbiamo restituire l'integrità all'unità
dentale. L'unità dentale è un organo formato dai denti e
dai loro tessuti di sostegno molli e duri. La patologia di questi tessuti
di sostegno riconosce un unico fondamentale e predominante agente eziologico:
la placca batterica.
Questo è un concetto essenziale. Non possiamo più considerare
il dente e la sua patologia isolatamente così come non possiamo
prendere in esame il parodonto e la sua patologia "da solo",
dobbiamo invece abituarci a considerare il complesso dente tessuto come
un unico organo.
Le compromissioni delle biforcazioni possono essere classificate in tre
gradi o classi. Vedremo ora in dettaglio di che cosa si tratta.
Danno
di I classe
Il
primo grado di compromissione a livello delle biforcazioni consiste nella
perdita di tessuto parodontale in senso orizzontale inferiore a 1/3 della
dimensione del dente. Dal punto di vista pratico, è bene notare
che in questo caso il sondino parodontale non penetra nella biforcazione
per più di 3 mm.
Danno
di II classe
Il
secondo grado di compromissione coincide con la perdita di tessuto parodontale
in senso orizzontale che supera 1/3 della dimensione del dente, ma che
non interessa tutta la biforcazione. Il sondino, in genere, non penetra
più di 9 mm.
Danno
di III classe
Si
parla di danno di III classe, o grado, quando la perdita di tessuto parodontale
è in senso orizzontale "passante", tale cioè da
interessare tutta la biforcazione.
Problemi
diagnostici
Il
sondaggio parodontale clinico della biforcazione vestibolare e linguale
dei molari inferiori non presenta difficoltà.
Lo stesso discorso si può applicare alla biforcazione vestibolare
dei molari superiori, nel cui sondaggio parodontale non si incontrano
generalmente difficoltà particolari. Le altre biforcazioni dei
molari superiori possono invece presentare qualche difficoltà al
sondaggio.
In questi, si sonda l'imbocco mesiale della biforcazione posta tra la
radice palatale e la radice vestibolo mesiale, dalla parte palatale. Si
provvede poi a sondare l'imbocco distale della biforcazione tra la radice
palatale e la radice vestibolo distale preferibilmente dalla parte vestibolare.
Nel sondaggio, occorre anche considerare che, sia pure raramente, si possono
avere biforcazioni anche su incisivi, canini e premolari inferiori; ricordiamo
che tali elementi di regola sono monoradicolati. Per la diagnosi, l'ausilio
delle radiografie endorali è di scarsa importanza. Infatti spesso
le strutture ossee si sovrappongono alla zona della biforcazione confondendo
l'immagine. E' utile ricordare che per visualizzare la biforcazione dei
premolari superiori l'asse della cuffia del radiografico deve centrare
il premolare in senso distomesiale in direzione vestibolo-palatale.
Per completare i rilievi diagnostici è utile saggiare la vitalità
del dente per escludere una eziologia endodontica della lesione. Se tale
eziologia endodontica è presente, non è detto comunque che
essa sia isolata, in quanto potrebbe essere in realtà associata
alla patologia parodontale, nell'ambito di quelle lesioni che potrebbero
essere classificate come endoparodontali, e che occorre valutare con molta
attenzione. Una corretta diagnosi è in particolare una diagnosi
precoce, sono elementi di fondamentale importanza nelle lesioni delle
biforcazioni. Infatti, per particolari situazioni anatomiche locali, l'interessamento
dell'osso di sostegno di una biforcazione può essere precocissimo,
anche in un apparato stomatognatico con lesioni parodontali lievi. Questo
accade perché la distanza tra la linea di giunzione amelocementizia
e l'inizio della biforcazione, specie nei molari inferiori, spesso è
molto breve, così che l'interessamento della biforcazione può
essere precocissimo.
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