Pubblicato nel Maggio 1988
IL TRATTAMENTO DELLE LESIONI PARODONTALI NEGLI ELEMENTI PLURIRADICOLATI
GUSTAVO PETTI
Medico Chirurgo Specialista in Odontoiatria - Parodontologo di Cagliari, P.zza Repubblica 4,
tel 070 498159
web site www.gustavopetti.it


Summary

Treatment of periodontal lesions in multirooted elements
G.Petti
Keywords: bi-trifurcation, root resection, plastic surgery on bifurcation.

This issue's "Dossier" focuses on one of the most important aspects of periodontics, namely the treatment of periodontal disease in the supporting tissue of the bi- and trifurcation area. Where such lesions exist, treatment should be designed not only to eliminate the periodontal pockets and replace the destroyed tissue, but to create a morphological situation that enables the patient to maintain a good level of oral hygiene.

Uno dei problemi più importanti per il dentista riguarda il trattamento delle parodontopatie degli elementi pluriradicolari.
E' ferma convinzione dell'autore di questo "Dossier" che, per le caratteristiche biologiche dei tessuti, non si debba effettuare alcuna separazione di radice, prima della terapia endodontica. L'obiettivo del trattamento chirurgico della malattia parodontale è comunque quello di dare appoggio alla terapia causale, rendendo le superfici sottogengivali delle radici accessibili a un efficace scaling e root planing creando contorni gengivali che facilitino al paziente la cura domiciliare e, in definitiva, rendendo possibili quelle condizioni per la guarigione delle lesioni parodontali che preservino la massima parte di tessuto di sostegno. L'opportunità dell'intervento chirurgico e, se questo è necessario, quale tecnica debba essere usata, vengono solitamente decise dopo che i risultati della terapia causale e la cooperazione del paziente sono stati rivalutati attraverso la risposta dei tessuti. Come regola generale si dovrebbero preferire metodiche di terapia chirurgica miranti alla conservazione o alla formazione di tessuto parodontale, rispetto a quelle che resezionano o eliminano tessuto. Il dentista moderno nella sua pratica quotidiana dev'essere, in sostanza, guidato da una sorta di mentalità parodontale, che gli consenta di mettere in atto metodiche conservative, protesiche, ortodontiche, in una parola di fare odontoiatria, nel rispetto del parodonto.
In una riabilitazione orale completa, gli interventi terapeutici avranno raggiunto lo scopo per il quale sono praticati solo a condizione che l'operatore abbia cercato in primo luogo di ottenere il rispetto o il ripristino della salute del parodonto, l'armonia delle forme, la morfologia normale dei denti e dei loro tessuti di sostegno. Fare parodontologia, quindi, non significa solo affrontare e risolvere i problemi legati alla "malattia parodontale" in senso lato, ma significa soprattutto affrontare e risolvere le disarmonie, le discrepanze che possono esistere tra gengiva, osso e dente. In questo senso, la parodontologia non può essere considerata una semplice branca dell'odontoiatria; la parodontologia è forse (estremizzando) l'odontoiatria stessa, è "la coscienza della nostra professione".

 

LA DIAGNOSI DELLE LESIONI PARODONTALI

Tra i problemi più importanti del parodontologo, il trattamento delle lesioni parodontali degli elementi pluriradicolati occupa un posto di grande rilievo, l'eziologia può essere di origine endodontica, da trauma occlusale associato a infezione batterica o da cause propriamente parodontali.
Gli obiettivi della terapia sono:
· fermare la fase attiva distruttiva del processo parodontale;
· rigenerare i tessuti parodontali distrutti;
· creare le condizioni anatomo morfologiche più favorevoli per mantenere la salute parodontale.

Questo terzo obiettivo è forse il più importante nel trattamento di quelle lesioni parodontali che hanno coinvolto il tessuto di sostegno dell'area della bi/triforcazione. In presenza di tali lesioni, infatti, la terapia non si propone solo di eliminare le tasche parodontali e ricostruire i tessuti distrutti, ma di creare una situazione morfologica tale da consentire al paziente di mantenere con l'igiene orale il controllo della placca batterica e quindi la salute parodontale.
Con la terapia, dobbiamo restituire l'integrità all'unità dentale. L'unità dentale è un organo formato dai denti e dai loro tessuti di sostegno molli e duri. La patologia di questi tessuti di sostegno riconosce un unico fondamentale e predominante agente eziologico: la placca batterica.
Questo è un concetto essenziale. Non possiamo più considerare il dente e la sua patologia isolatamente così come non possiamo prendere in esame il parodonto e la sua patologia "da solo", dobbiamo invece abituarci a considerare il complesso dente tessuto come un unico organo.
Le compromissioni delle biforcazioni possono essere classificate in tre gradi o classi. Vedremo ora in dettaglio di che cosa si tratta.

Danno di I classe

Il primo grado di compromissione a livello delle biforcazioni consiste nella perdita di tessuto parodontale in senso orizzontale inferiore a 1/3 della dimensione del dente. Dal punto di vista pratico, è bene notare che in questo caso il sondino parodontale non penetra nella biforcazione per più di 3 mm.

Danno di II classe

Il secondo grado di compromissione coincide con la perdita di tessuto parodontale in senso orizzontale che supera 1/3 della dimensione del dente, ma che non interessa tutta la biforcazione. Il sondino, in genere, non penetra più di 9 mm.

Danno di III classe

Si parla di danno di III classe, o grado, quando la perdita di tessuto parodontale è in senso orizzontale "passante", tale cioè da interessare tutta la biforcazione.

Problemi diagnostici

Il sondaggio parodontale clinico della biforcazione vestibolare e linguale dei molari inferiori non presenta difficoltà.
Lo stesso discorso si può applicare alla biforcazione vestibolare dei molari superiori, nel cui sondaggio parodontale non si incontrano generalmente difficoltà particolari. Le altre biforcazioni dei molari superiori possono invece presentare qualche difficoltà al sondaggio.
In questi, si sonda l'imbocco mesiale della biforcazione posta tra la radice palatale e la radice vestibolo mesiale, dalla parte palatale. Si provvede poi a sondare l'imbocco distale della biforcazione tra la radice palatale e la radice vestibolo distale preferibilmente dalla parte vestibolare. Nel sondaggio, occorre anche considerare che, sia pure raramente, si possono avere biforcazioni anche su incisivi, canini e premolari inferiori; ricordiamo che tali elementi di regola sono monoradicolati. Per la diagnosi, l'ausilio delle radiografie endorali è di scarsa importanza. Infatti spesso le strutture ossee si sovrappongono alla zona della biforcazione confondendo l'immagine. E' utile ricordare che per visualizzare la biforcazione dei premolari superiori l'asse della cuffia del radiografico deve centrare il premolare in senso distomesiale in direzione vestibolo-palatale.
Per completare i rilievi diagnostici è utile saggiare la vitalità del dente per escludere una eziologia endodontica della lesione. Se tale eziologia endodontica è presente, non è detto comunque che essa sia isolata, in quanto potrebbe essere in realtà associata alla patologia parodontale, nell'ambito di quelle lesioni che potrebbero essere classificate come endoparodontali, e che occorre valutare con molta attenzione. Una corretta diagnosi è in particolare una diagnosi precoce, sono elementi di fondamentale importanza nelle lesioni delle biforcazioni. Infatti, per particolari situazioni anatomiche locali, l'interessamento dell'osso di sostegno di una biforcazione può essere precocissimo, anche in un apparato stomatognatico con lesioni parodontali lievi. Questo accade perché la distanza tra la linea di giunzione amelocementizia e l'inizio della biforcazione, specie nei molari inferiori, spesso è molto breve, così che l'interessamento della biforcazione può essere precocissimo.